GENITORI E I COMPITI A CASA DEI FIGLI
La scuola costituisce per i ragazzi un'importante occasione di socializzazione e di confronto, sia con i compagni che con i professori; attraverso la frequentazione della scuola è possibile sperimentarsi, sia relativamente alle capacità di apprendimento, sia per la messa a punto di efficaci regolatori dell'autostima a seguito di successi o delusioni, sia per imparare a gestire i conflitti che sempre insorgono in un gruppo. Tuttavia, andare a scuola rappresenta un grande impegno per un ragazzo: non solo nelle ore dedicate alla frequenza scolastica, ma anche a casa, per l'esecuzione dei compiti o per la preparazione di un esame. Per il bambino la scuola è l'occasione per diventare più autonomo e sicuro di sé. E' lì che impara a rispettare le regole, ad affrontare le prime delusioni (come un brutto voto), a essere meno protetto e avere un mondo di relazioni e stimoli al di fuori della famiglia. I compiti fatti a casa sono un ripensamento in autonomia di quello che si è imparato a scuola, e il loro svolgimento è importante perché è il momento in cui l'alunno impara l'autonomia e la responsabilità.
Una ricerca dell'Istitute for Education dell'Università di Londra (2007) ha messo in evidenza che i compiti a casa sono una delle maggiori cause di attrito tra genitori e figli e a volte diventano perfino un fertile territorio di scontro. Inoltre, possono vanificare i benefici che gli stessi compiti dovrebbero portare, cioè quelli di consolidare le conoscenze acquisite a scuola in uno spazio autonomo, in cui i bambini sperimentano, sbagliano e imparano a correggersi da soli. Temporeggiare nel fare i compiti, rimandarli a più tardi, fantasticare ad occhi aperti sul libro, interrompere e frammentare lo studio con pretesti banali, opporsi apertamente, eseguire i compiti in modo frettoloso e impreciso sono alcuni dei comportamenti che mettono in difficoltà i genitori e che vivono come spreco di tempo, ma anche di energie. In effetti, spesso per i ragazzi i compiti sono qualcosa che si deve fare perchè costretti, che sottraggono tempo al divertimento, mentre il loro fine è in realtà quello di consolidare l'apprendimento delle lezioni.
"Mi aiuti a fare i compiti?". Non c'è genitore al quale non arrivi prima o poi questa richiesta. Offrire la propria disponibilità ai figli è giusto ed importante, ma attenzione a non esagerare. E' importante che i genitore si limiti a creare le condizioni migliori per lo studio: l'aiuto troppo attivo, la correzione esplicita e il controllo degli esercizi sono interferenze errate. Il vero aiuto che si può dare ai bambini quando fanno i compiti di scuola, è aiutarli il meno possibile.
Ma allora, vi chiederete, in che modo si potrebbe intervenire? Uno degli aspetti fondamentali riguarda la motivazione allo studio. Spesso i bambini fanno i compiti e studiano per evitare figuracce, brutti voti, sanzioni dai genitori o, all'opposto, per competere, assicurarsi la stima dei compagni, degli insegnanti, dei genitori. Pur essendo motivazioni che producono effetti pragmatici sullo studio, provengono dall'esterno e potrebbero avere anche risvolti non del tutto positivi. Mentre le motivazioni che hanno più forza sono quelle che provengono dall'interno della persona e nel caso dello studio è la motivazione alla conoscenza, alla scoperta di cose nuove, la leva che funziona.
Ci sono alcuni elementi fondamentali che un genitore debba tener conto nello stare accanto ai figli mentre svolgono i compiti a casa:
1. Anno dopo anno, a partire dalle elementari, i compiti a casa sono un'occasione per accrescere l'autodisciplina: imparare a darsi dei tempi, a seguire delle regole. I genitori devono evitare di fare i compiti al posto dei figli, perché in questo modo inviano loro il messaggio implicito che devono sempre dipendere da qualcuno che pensa, pianifica e organizza tutto per loro.
2. Se è controproducente fare i compiti al posto dei figli, è tuttavia opportuno insegnare ai ragazzi ad organizzarsi, a fare ricerche, a capire un passaggio. Quando i figli sono piccoli, il genitore può aiutarli a ad affrontare questo nuovo impegno e a organizzarsi il pomeriggio. Si tratta non soltanto di gestire i propri tempi, ma anche di imparare la logica con cui deve essere affrontato un compito. Ad esempio, se un ragazzino non si rende conto che prima di svolgere un tema è necessario sapere che cosa si vuole scrivere e che quindi è
opportuno tracciare una "scaletta". Aiutare a trovare le informazioni è un'altra forma di aiuto. Sono tutte strategie generali, che servono a imparare ad imparare.
3. Per poter risolvere un problema, leggere un brano da cima a fondo, fare un riassunto o imparare a memoria una lista di vocaboli bisogna concentrarsi, cercare cioè di non disperdere l'attenzione. Questo rappresenta un esercizio indispensabile. Il bambino deve imparare a individuare un obiettivo e a portare a termine un compito resistendo alla tentazione di lasciarlo a metà. Il che non significa che non si possano fare pause, piccoli break rigeneratori che aiutino a riacquistare concentrazione: significa imparare a concludere ciò che si intraprende. In altre parole, a responsabilizzarsi.
CONSIGLI PER I GENITORI
Dovere dei genitori, rispetto ai compiti a casa dei figli, è creare un ambiente favorevole allo studio, insegnare ai bambini ad organizzarsi e trasmettere entusiasmo.
- Gli strumenti giusti aiutano a fare un buon lavoro: preparate sul tavolo insieme al bambino, tutto il materiale necessario per lo studio e per i compiti.
- Creare una routine: è bene individuare un orario fisso per i compiti (tra le 16 e le 20.30 e non dopo cena) in cui i bambini, dopo avere giocato o svolto altre attività di movimento, si concentrano su ciò che devono fare. lasciate un po' di riposo al piccolo dopo la scuola (ha lavorato tanto in classe, dopotutto) ma non transigere: la regolarità è una delle chiavi del successo.
- Dove? Lontano da televisori, videogiochi o altre fonti di distrazione. Bene la cameretta del bambino, ma anche il tavolo del soggiorno o della cucina, purché ci sia tranquillità.
- Disponibilità e interesse: l'adulto non si sostituisce al bambino, è però disponibile per indicazioni, suggerimenti. Quando non sa rispondere, dà indicazioni su cosa e dove cercare, quali chiarimenti chiedere all'insegnante.
- Evitare critiche: se si vuole che i bambini affrontino serenamente i compiti a casa bisogna mostrarsi ottimisti
sulle loro capacità. Bisogna anche concedere loro il tempo necessario per imparare, ricordandosi che i nostri tempi sono diversi dai loro. Mai mettere fretta, sottolineare gli errori, ridicolizzare il bambino. - Resta calma e ascoltalo. Invece di innervosirti, sottolinea gli errori, affinché il bimbo scopra da solo quali errori ha commesso
- Ricordarsi che non siete obbligati a rimanere seduti accanto al bambino: a volte, fare altro nel frattempo aiuta a abituare il bambino a lavorare da solo senza che, per questo, si senta abbandonato
- Contatti con l'insegnante: se si ritiene che i compiti siano difficili per il bambino, meglio parlarne con l'insegnante, invece di criticare il metodo e demolire la figura del docente.
Inoltre:
- Fate sentire che ci siete. Sapere che c'è un adulto cui poter chiedere, interessato a quello che il bambino fa e come si comporta, da un lato rassicura, dal'altro invita a una disciplina indispensabile.
- Date fiducia. Un severo controllo sui compiti porta insofferenza nel bambino e lo spinge a delegare le proprie responsabilità. Il messaggio implicito è quello di dover sempre dipendere da qualcuno che pensa e organizza al posto suo.
- Non sostituitevi. Esisteranno sempre dei compiti molto difficili. Spiegate come si fa, aiutate a cercare materiali e strumenti, fate un esempio, ma non svolgeteli voi. -Premiate la curiosità. Quando si fa mille domande, anche su quello che dovrebbe essere già acquisito, premiate il suo atteggiamento. Alimenta la curiosità, non la competizione. -Non esigete la perfezione dai bambini. Non trasformatevi in giudici. I compiti servono
all'insegnante anche per valutare quanto gli studenti hanno capito e ai bambini per verificare sul campo il loro livello.
Mettere a posto
Una volta finiti i compiti, fatte mettere a posto il tavolo e preparare la cartella per l'indomani: mette ordine nelle idee. In questo modo permettete a vostro figlio di passare una serata tranquilla e serena. E di essere pronto per andare a scuola il giorno dopo!
Ricordarsi dunque che l'atteggiamento dei genitori deve essere improntato al sostegno. Sedersi accanto al bambino, essere pazienti, comunicargli la fiducia nelle sue capacità. Se sbaglia non mettetegli etichette, non umiliatelo mai. Evitiate di fornirgli soluzioni già confezionate, ma stimolatelo, guidatelo a trovarle in modo autonomo. In effetti, il compito dei genitori è proprio quello di aiutare i figli a divenire autonomi. Non sottovalutate mai l'importanza del dialogo, mettete impegno ad ascoltarlo, prestando attenzione non solo alle sue parole, ma anche alle sue emozioni; se si sente compreso è molto probabile che si sblocchi. Nello studio ascoltate la ripetizione delle lezioni, la reiterazione dei contenuti aiuta a fissare le nozioni. Fatte in modo che non impari "a pappagallo", stimolate quindi alla curiosità, a chiederli i perché, a fare collegamenti, incoraggiate l'interesse. Aiutatelo ad inquadrare meglio l'argomento. Se ancora non lo fa, insegnateli a sottolineare le parole chiave e a fare schemi.Sforzatevi di essere autorevoli (non autoritari!), assertivi e mai lassisti. Dare l'esempio, poi, è fondamentale, cercate di essere coerenti con le vostre parole.
Soprattutto, non dimenticate mai di ascoltare non solo con le orecchie, ma anche con il cuore!